Stipsi è un termine medico ampiamente utilizzato e talora abusato che comprende una serie variabile di disturbi che portano fondamentalmente il paziente a riferire un’insoddisfazione per la propria evacuazione. I disturbi sono differenti da paziente a paziente. Da una parte avremo il malato che è relativamente soddisfatto perché in grado di evacuare una volta la settimana; dall’altra parte avremo il malato che pur evacuando due, tre volte al giorno non si ritiene soddisfatto. Il semplice conteggio delle evacuazioni per settimana rimane un criterio assolutamente semplicistico che deve essere scartato a priori. L’evacuazione è un atto acquisito in tenera età talora con importanti difficoltà e che dovrà essere compiuto durante tutta la vita con ritmi che dipendono da numerosi fattori quali le abitudini sociali, la consistenza delle feci, il tipo di alimentazione, la conformazione dell’intestino, la capacità di espellere le feci in modo completo e regolare.

Si deduce pertanto che dietro la parola stipsi si possano celare numerose problematiche estremamente differenti tra loro.
Cercherò pertanto di esemplificare un argomento così complesso, pur nella consapevolezza di escludere molti dati, per dare a chi mi legge dei concetti di base semplici e comprensibili.
Una volta che le feci raggiungono il cieco, che è la parte iniziale del grosso intestino (colon), queste dovranno essere opportunamente concentrate mediante la disidratazione per formare un bolo fecale compatto così da raggiungere l’ampolla rettale ed essere espulso.

Le feci non sono semplicemente degli scarti dei processi digestivi ma sono costituite per oltre l’80% da batteri vivi di circa 400 specie diverse. Questa flora batterica costituisce un vero e proprio ecosistema (microbioma intestinale) atto a regolare il funzionamento dell’intestino. Già da questo dato si comprende come le svariate forme di malassorbimento così come le alterazioni della flora batterica per l’improprio uso di antibiotici o agenti battericidi, possano alterare la defecazione sia nel senso della dissenteria che quello della stipsi anche grave.
Esistono anche una serie di problematiche psicologiche che possono alterare il normale funzionamento dell’intestino. Eccessiva coercizione nel passaggio dal pannolino al vasino, abusi sessuali nelle diverse fasi della vita, patologie psichiatriche più o meno conclamate, possono portare a disturbi dell’evacuazione.
Nella stipsi comunemente lamentata, siamo di fronte a due alterazioni principali: il rallentato transito intestinale e la defecazione ostruita cioè l’incapacità alla corretta espulsione delle feci.

Di fronte alla complessità delle problematiche sopra riportate è importante sapere riconoscere con precisione dietro al generico nome di stipsi quale o quali malattie vi siano celate. Molto frequentemente è difficile comprendere le vere cause della stipsi perché il paziente si è auto prescritto farmaci lassativi di cui il mercato è ricchissimo oppure utilizza abitualmente supposte, perette, clisterini o veri clisteri magari da molti anni.

Il nostro intestino e in particolare il colon è in grado di adattarsi a molte situazioni, talora estreme, generate da pratiche inveterate negli anni.
Fortunatamente però di fronte ad un quadro così complesso e variegato il medico esperto è in grado, dopo l’approfondita raccolta anamnestica e la visita clinica, di prescrivere gli esami più opportuni per diagnosticare il tipo di stipsi e quindi proporre l’opportuna terapia sia medica che chirurgica. Tra gli esami prescrivibili ricordo la colonscopia, il clisma opaco, la colonscopia virtuale (colonTC), il transito intestinale, la manometria ano-rettale, le prove di espulsione, la RMN pelvica, la cisto(colpo)defeco grafia, l’ecografia addominale, perineale, trans-anale.