Le turbe della funzione sfinterica sono definite come l’impossibilità di controllare volontariamente l’emissione di gas e feci. Spesso questi problemi sono nascosti o sottostimati dal paziente per vergogna e possono, con il tempo, condurre a disturbi psichici e di relazione. Queste problematiche cliniche sono più frequenti di quanto si pensi e gravano principalmente sul sesso femminile talora come conseguenza di uno o più parti per via vaginale.
Tradizionalmente tre sono i fattori principali che determinano l’incontinenza anale:
- l’integrità dell’apparato muscolare sfinteriale
- l’integrità dell’innervazione del pavimento pelvico sia sensitiva che motoria
- l’integrità della parete rettale
L’integrità dell’apparato sfinteriale può essere stata compromessa dal parto vaginale o da fenomeni di sepsi secondari ad ascessi e fistole perianali, così come da interventi chirurgici sull’ano che hanno compromesso l’integrità sfintere. Non vanno infine dimenticati i possibili traumatismi volontari o accidentali che possono alterare la continenza.
Di più complessa valutazione sono le lesioni neurologiche che compromettono la sensibilità anale e l’azione motoria sia volontaria che involontaria. Numerose sono le malattie neurologiche che possono determinare problemi di continenza. Talora il trauma da parto è considerato responsabile di lesioni ai nervi pudendi deputati alla continenza.
Infine vi sono le alterazioni dell’integrità della parete rettale cioè l’incapacità del retto ad adattarsi alla massa fecale, determinata da malattie infiammatorie o da interventi chirurgici che hanno interessato il pavimento pelvico.
Un’approfondita raccolta anamnestica e un adeguato esame clinico spesso rivelano problemi di natura urinaria e genitale associati all’incontinenza fecale. Non di rado l’incontinenza fecale, quella urinaria e i disturbi della sfera sessuale coesistono.
In particolare l’incontinenza urinaria deve essere valutata con attenzione per comprendere se siamo di fronte ad alterazioni anatomiche piuttosto che a fenomeni infiammatori o alterazioni della “stabilità” vescicale.
Da quanto sopra esposto si comprende la complessità del problema incontinenza.
In presenza di questa sintomatologia il paziente sarà sottoposto ad accertamenti clinici e strumentali per determinare l’esatta eziopatogenesi e quindi programmare il più opportuno approccio terapeutico. Solo una parte delle lesioni beneficiano della riparazione chirurgica che consiste nel ripristino e ricostruzione del muscolo sfintere danneggiato o indebolito. In altri casi la paziente potrà utilizzare cicli di fisioterapia anche con l’ausilio di strumentazione elettronica. Infine nei casi clinici, dove non è possibile riparare lo sfintere, si utilizzano tecniche palliative atte a ridurre il diametro dell’orefizio anale e favorire la continenza associando un’opportuna terapia medica e dietologica.
In conclusione l’incontinenza fecale e urinaria sono un problema sottostimato e spesso mal valutato che se correttamente diagnosticato può giovarsi di tecniche terapeutiche efficaci.